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“La coesistenza tra uomo e lupo sulle Alpi e in Europa”: un convegno internazionale a Trento

Iniziati, presso l’Auditorium Santa Chiara di Trento, i lavori della prima giornata della Conferenza Finale Internazionale, nell’ambito del progetto europeo LIFE WOLFALPS – LIFE12 NAT/IT/000807, dal titolo: “La coesistenza tra uomo e lupo sulle Alpi e in Europa” con il coordinamento scientifico di Francesca Morucco e Luigi Boitani.
Sala gremita, più di ottocento i partecipanti.


Conferenza Nazionale finale Life Wolf Alps 19 mar 18Subito dopo i saluti ed i ringraziamenti iniziali si è entrati nel cuore del Congresso con le comunicazioni del mattino che hanno riguardato macrotemi diversi, iniziando dalla sottolineatura dell’importanza del coordinamento generale del progetto LIFE Wolf Alps, fondamentale per la sua riuscita e per un’uniformità dell’azione su tutto il territorio dell’arco alpino, per passare poi alla descrizione dello status della popolazione del lupo sulle Alpi italiane puntualizzando l’importanza dei dati oggettivi per la gestione corretta della specie.

Più volte i relatori hanno messo in risalto la gran mole di dati scientifici inoppugnabili che il percorso LIFE Wolf Alps ha raccolto, con un lavoro immenso: dati oggettivi che, come ha chiarito anche Paolo Salotto, portano ai decisori dati di validità scientifica inattaccabile e non solo alla collettività nazionale ma anche a quella transnazionale, nella piena consapevolezza dei problemi possibili per chi lavora in montagna.

Un fiore all’occhiello del progetto è stata la creazione delle unità cinofile antiveleno – sul palco anche due splendidi esemplari di queste unità, Kira e Coral (veri eroi che rischiano la vita come i cani specializzati nella ricerca di esplosivi: il solo contatto con il, veleno può essere letale) - unità che operano sulle alpi in due gruppi (Alpi Orientali e Alpi Occidentali) per far fronte ad un fenomeno pericolosissimo, che va incrementandosi ad opera di criminali che depositano esce avvelenate nei boschi volendo colpire il lupo non rendendosi conto che il pericolo si espande ben oltre le loro squallide intenzioni rischiando di colpire anche animali domestici, cani che dovessero essere lasciati liberi dal loro conduttore e altri animali selvatici le cui carcasse diventano, a loro volta, volano di diffusione del veleno.

Altro macrotema fondamentale, la possibilità di tutelare il lavoro degli allevatori di ovini, caprini e bovini; grazie al progetto, si è dimostrato che difendersi è possibile indicando buone pratiche utilizzate già da circa venti anni nella zona occidentale delle Alpi, usa alla presenza del lupo (il lupo è tornato in Italia, in quelle zone, nel 1997 circa): la presenza dell’allevatore, la posa di recinzioni elettrificate apposite (a tre fili), l’utilizzo di cani da guardiania, dissuasori acustici ecc. Sempre nell’ambito del progetto si sono realizzati, allo scopo, incontri tra allevatori esperti e allevatori che con il lupo, e con l’orso, non avevano avuto ancora a che fare realizzando così una trasmissione di saperi ed esperienze tra zone diverse dell’arco alpino.

Sul progetto LIFE e la conservazione dei grandi carnivori in Europa, si auspica che il progetto sia diventato un punto di riferimento chiave per quanto riguarda la presenza del lupo sia sull’arco alpino italiano sia su quello sloveno, che rappresenti un modello di buone pratiche di gestione, che sia riuscito ad affrontare per la prima volta in modo sistematico, soprattutto rivolgendosi alla popolazione alpina, le questioni decisive della coesistenza tra uomo e lupo, che sia riuscito a riunire e raccogliere migliaia di persone anche di diversa formazione, fatto indispensabile per la conservazione ed il miglioramento dell’ambiente alpino per le future generazioni, che “abbia superato una frammentazione tecnico-amministrativa avviando un proficuo confronto tra Regioni Alpine e che la totalità delle azioni trovino ampia applicazione a progetto concluso”.

Franco Boscolo

Last modified onGiovedì, 22 Marzo 2018 21:32
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