Il Monumento alla Vittoria raccontato da Giorgio Delle Donne

Mercoledì 11 dicembre, dalle 18.00 alle 20.00, al centro Trevi di via Cappuccini, si parlerà della storia del Monumento alla Vittoria, e in particolare della recente realizzazione nella cripta del monumento di un percorso museale sulla storia locale tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la Seconda, attraverso la proiezione del documentario “Il nuovo Monumento alla Vittoria a Bolzano” di Klaus Romen.

La serata è organizzata dal Cedocs in collaborazione con il Centro Audiovisivi della Provincia dell’Assessorato Cultura italiana.

Il documentario riporta diverse interviste ai protagonisti della rivisitazione di uno dei monumenti più chiacchierati degli ultimi cinquant’anni ma sarà molto interessante sentire in sala la voce di Giorgio Delle Donne, lo storico locale noto soprattutto ai bolzanini per gli interventi sul quotidiano locale “Alto Adige” e sulla rivista “Il Cristallo”. Giorgio Delle Donne è nato a Bolzano il 24 aprile 1958, dopo la laurea in storia a Trento, con tesi sulla “Storia della questione altoatesina, dall'annessione agli anni settanta”, ha avuto un’importante carriera sia come docente universitario che come saggista.

In vista di questa interessante serata abbiamo intervistato Giorgio Delle Donne per conoscere le sue idee riguardo il presente del Monumento e la vicenda che lo ha portato a divenire un museo.

  • ·Il Monumento alla Vittoria e l'annessa Piazza della Vittoria di Bolzano hanno avuto negli ultimi anni una storia travagliata, fatta di proposte, polemiche e con pure un referendum che chiedeva alla popolazione se fosse d’accordo a cambiare il nome della piazza. Nel 2014 il Monumento è stato rinnovato, istituendo al suo interno un percorso espositivo permanente dal titolo: “BZ '18–'45: un monumento, una città, due dittature”. Crede che si sia trattato della soluzione migliore?

Io credo che i monumenti eretti dopo una dittatura vadano distrutti. La contestualizzazione degli eventi è fondamentale e questa è avvenuta molto tardivamente, non si può “sistemare” un monumento dopo settant’anni. E vuole sapere come è stato fatto? Non le dico le spese e le innumerevoli riunioni e, dopo tutto questo, è stato scelto dal Comune di Bolzano un progetto senza effettuare un bando, nonostante una gara di idee fosse stata fatta e ci furono anche dei premi in denaro. Insomma non è stata data scelta: lo si è fatto e basta. Molto democratico, e pensare che si trattava di una giunta composta anche da Verdi e Rifondazione!

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La questione del Monumento alla Vittoria dimostra quanto poco si studi la storia e di conseguenza non la si ricordi: il dibattito sul possibile riutilizzo del monumento sembrava sempre essere nuovo ed interessante, ma in realtà è tutto un déjà vu. Già vista al lavoro la commissione di esperti, nominata dalla Provincia nell’estate del 1991, dopo che lo stanziamento statale di 400 milioni di Lire aveva causato la solita mozione della Klotz in Consiglio provinciale, cui era seguita la richiesta di arrivare ad una proposta elaborata da parte di una commissione di esperti.

  • Appunto: alla fine fu nominata una commissione di esperti ...

Nove furono i prescelti nel 1991: 3 di nomina ministeriale, guarda caso 3 italiani, docenti universitari e sovrintendenti ai Beni artistici; 3 di nomina provinciale, guarda caso 3 sudtirolesi, funzionari provinciali o dei ruoli locali della pubblica amministrazione; e 3 di nomina comunale, guarda caso 3 altoatesini dell’area politica della maggioranza del Consiglio comunale, giusto per ribadire chi comanda, dove e perché.

Questi esperti proposero pure di scavare nel basamento del Monumento alla ricerca dei reperti di un altro monumento alla vittoria, quello che i tedeschi avrebbero cominciato a costruire in onore della vittoria di Caporetto. In questo modo si voleva far “condividere la storia”! Se solo avessero coinvolto anche uno storico serio e preparato avrebbero saputo che prima di innalzare il monumento italo-fascista il basamento del monumento imperial-austriaco venne fatto saltare con la dinamite, e quindi difficilmente si sarebbero trovate tracce di quel basamento.

Siegesdenkmal Bozen Ostseite

E poi ci sono ancora diversi luoghi comuni da combattere (e per diverso tempo presenti anche nelle targhe descrittive del monumento). Ad esempio la questione delle motivazioni del monumento stesso: non venne eretto per celebrare l’annessione dell’Alto Adige all’Italia, ma per celebrare la vittoria italiana nella Grande guerra. Conseguenza della vittoria non fu solamente il distacco della popolazione tedesca dalla madrepatria, ma anche il congiungimento all’Italia delle popolazioni trentine e triestine, sui cui sentimenti nazionali dell’epoca ed attuali si potrebbe discutere a lungo.

  • ·Ha avuto modo di visitare il percorso museale?

No, non sono mai andato a visitare il monumento, quindi non so dirvi come si presenta.

  • ·E come vede l’idea, riesumata ultimamente dal vescovo Ivo Muser, di tornare a cambiare il nome della piazza della Vittoria in “Piazza della Pace”?

Come diceva Cavour io sono per la linea “libera chiesa in libero stato”. Quindi, siccome noi non possiamo ne parlare ne interferire nelle questioni ecclesiastiche, mi piacerebbe che non si riesumassero questioni che la democrazia attraverso un referendum ha chiaramente sepolto.

Come si vede, gli elementi per una serata frizzante ci sono tutti. Ci vediamo mercoledì 11 dicembre, dalle 18.00 alle 20.00, al centro Trevi di via Cappuccini per raccontare un pezzo della nostra storia attraverso i suoi protagonisti e per riflettere anche sul nostro futuro.

 

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Last modified onSabato, 07 Dicembre 2019 21:13