Referendum del 4 dicembre: grande ancora l'incertezza

Il referendum si terrà il prossimo 4 dicembre. La sensazione di incertezza tra gli elettori è profonda. Diciamo le cose come stanno: chi si mostra sicuro di votare SI o di votare NO è solo perchè appartiene ad uno schieramento. Chi non si sente schierato ne con Renzi ne contro Renzi e vorrebbe capire di più il contenuto della riforma, invece, non sa ancora che pesci pigliare.
Mi pare che si possano dire tre cose.


La prima: siamo sviati dai fan del SI e dai fan del NO che hanno in testa solo di tener su o di buttar giù il Governo Renzi. Ne gli uni ne gli altri parlano del merito della riforma: tanto per dire, i SI difendono la riforma con slogan e battute a buon mercato, al solito (è la lezione che gli ha insegnato il loro capo!) piuttosto bugiarde e superficiali; i NO mettono insieme nell’attacco alla riforma argomenti come la legge elettorale, che con la riforma non c’entra molto!

La seconda: con questo referendum non si capisce chi è schierato a difendere la vecchia Costituzione, con i suoi equilibrii di potere, e chi invece vuole una nuova Costituzione che cambi l’Italia e la renda meno imbrigliata.
Il SI sostiene la riforma ma lo fa con un testo confuso, non chiarito se non con slogan di facile digeribilità (abbassiamo i costi della politica!) e di altrettanto facile falsificazione. Nel NO al referendum ci sono gli uni e gli altri, i parrucconi che dicono ”Un Parlamento illegittimo per l’incostituzionalità della legge elettorale, e una maggioranza raccogliticcia e occasionale, col sostegno decisivo dei voltagabbana, hanno stravolto la Costituzione nata dalla Resistenza (Comitato del NO)” (e a leggere queste cose mi vien voglia subito di votare SI) o che la rifoma della Costituzione apre la strada alla svolta autoritaria (cose già sentite ai tempi di Craxi, che è stato accusato uguale uguale di voler diventare dittatore/emulo di Mussolini: penoso!), e quelli che dicono NO alla riforma di Renzi ma pensano di poter il giorno dopo fare una nuova riforma della Costituzione “Il nostro No a questa riforma non nasce certo dall’idea, che pochi condividono, che la Costituzione debba ritenersi immodificabile. L’Italia, ha bisogno di una profonda riforma della sua carta fondamentale che chiuda definitivamente l’epoca della infinita guerra civile, degli odi di parte e delle drammatiche contrapposizioni. Urge una riforma che garantisca, al tempo stesso, la governabilità del Paese e la sua modernizzazione (COMITATO REFERENDARIO “RIFORMISTI PER IL NO”)”, (molto giusto, secondo me, ma mi vien da chiedere se si può immaginare che il giorno dopo il referendum si possa chiedere di cambiare la Costituzione quando i “parrucconi” sosterranno con grande facilità l’argomento che “Il popolo ha respinto il tentativo di Renzi di cambiare la Costituzione. E’ la più bella del mondo e nessuno osi più toccarla!”).

La terza: c’è chi sta nel NO perché questa proposta Renzi-Boschi è semplicemente fatta male: “Penso che gli italiani debbano votare nel merito della riforma e non un Sì o un No a Renzi. Perché la riforma è fatta male, è sbagliata, può portare instabilità e confusione nel nostro sistema politico e istituzionale. Cosa che non possiamo permetterci perché oggi abbiamo bisogno di politiche economiche incisive”, come dice Stefano Parisi in un’intervista a IL FOGLIO. Che così continua: “Se vince il Sì o se vince il No che succederà? Quali scenari prevede? Se vince il Sì si creerà un lungo periodo di instabilità istituzionale. E si rischia di andare a votare con l'Italicum così com'è, con il pericolo che Renzi vinca il referendum e Grillo le elezioni. Cosa che l'Italia non può permettersi. Questo è lo scenario più pericoloso. Se invece vince il No, dal punto di vista istituzionale rimaniamo come siamo, non è un sistema ottimale ma è un sistema stabile. Poi bisognerà andare alle elezioni il prima possibile, solo dopo che il parlamento avrà approvato una nuova legge elettorale. E il centrodestra sarà pronto per le prossime elezioni con una offerta competitiva di programma di governo, non una offerta radicale di opposizione”. Insomma, come dire, intanto salviamoci dalle avventure, a cambiare la Costituzione, cosa certo necessaria, ci penseremo più avanti, in modo più ragionato.

Come si vede, “grande è la confusione sotto il sole”, come diceva Mao, che continuava dicendo “dunque, grandi sono le prospettive rivoluzionarie”. Io non auspico di sicuro la rivoluzione, ma un cambiamento serio, ah, quello si.

Pietro Vittorio

Last modified onMartedì, 01 Novembre 2016 20:07