Augustin, un socialista, un amico che scompare

Augustin tutti lo chiamavano Gipo, cioè Giuseppe in piemontese, da dove veniva la sua famiglia. Chissà perché, io non sono mai riuscito a chiamarlo così. Neanche per nome. Sempre e solo Augustin. Oggi sento come una cosa che è giusto fare provare ad abbozzarne un ricordo. Naturalmente per la mia esperienza e dal punto di vista della politica.

Mi è stato amico. Mi ha dato il gusto di scrivere per fare politica, anche in maniera polemica – ma non contro le persone bensì contro le scelte politiche delle persone – e mi ha anche aperto lo spazio di scrivere per l’allora giornale nazionale socialista L’Avanti!. Da lui posso dire di aver avuto alcune delle più incisive lezioni sia del socialismo che di come ci si comporta da uomini.Per il socialismo, mi è venuta da lui la ferma convinzione che – di fronte alle scelte che il politico deve fare – prima viene l’interesse pubblico, poi quello dei privati. E che ci si schiera in politica, dentro un partito e dentro le istituzioni, per mirare ad obiettivi politici e non a logiche di fazione. Che le persone vanno ascoltate e rispettate, anche se sono avversari. Insomma: non un settario. Infine, che il socialismo è mirare al miglioramento delle condizioni civili della società e a garantire spazi a chi parte meno fortunato, non certo la rivoluzione, non un’eguaglianza fittizia dove comandano le elites, non la violenza.

Nella vita interna del PSI Augustin era persona importante e stimata e questo perché non era alla caccia di spazi personali. E, naturalmente, onesta. Tanti anni fa mi passò il suo archivio. Compresa la raccolta di tutte le copie del giornale socialista locale “Diritto di popolo” che era la sua creatura politica più cara. E tante carte sulle vicende comunali di Bolzano dagli inizi degli anni ’70. Dove c’erano più incisive le sue impronte di oppositore della politica di Alfons Benedikter contro la cittá di Bolzano, assieme a Claudio Emeri.

Nel suo destino, anni dopo, ci fu l’assessorato all’Urbanistica del Comune, dove non fu poi tanto amato dagli operatori del settore per via della sua indipendenza di giudizio e della sua competenza specifica per cui non dava tanta corda agli interessi particolari, posizione politica dalla quale mise in piedi una strategia politica e culturale molto interessante appoggiandosi alla competenza dell’urbanista Marcello Vittorini e ad un gruppo di urbanisti locali, tra loro anche Silvano Bassetti, per ridare un disegno di crescita ordinata a Bolzano con un nuovo piano regolatore. Che è anche l’ultimo che Bolzano ha avuto. Dal 1994.

Non si è certo rassegnato alla fine del PSI. Ed ha sperato si avverasse il sogno del ritorno di una politica seria nella quale fosse possibile riprendere a seguire il filo rosso del riformismo socialista. E’ andato via troppo presto per vederlo.

Franco Gaggia

Last modified onDomenica, 05 Giugno 2016 13:51