Parlare a vanvera in politically correct
- Written by Eugen Galasso
- Published in Opinioni
Sempre aspettando che il dettaglio (vale a dire il testo completo) del disegno di legge Zan venga diffuso e lo si possa analizzare e commentare nel merito, la cosa che appare comunque preoccupante è il ricorso al linguaggio politically correct, che vorrebbe espungere dal vocabolario e comunque tabuizzare espressioni che potrebbero richiamare discriminazioni, esclusione, condanne magari non espressamente formulate.
Ma, a questo proposito, sappiamo bene che non conta tanto la parola espressa, che si può pronunciare con un'accezione, una connotazione particolare (positiva, negativa, "neutra"), quanto l'intenzione retrostante, anche in maniera inconscia.
Se dico "negro" (parola oggi demonizzata) possiamo intendere descrittivamente "persone di colore della pelle scuro" oppure invece "quell'uomo sceso dall'albero, quella sorta di anello mancante nella catena evolutiva".
Dunque, determinante è il retroterra culturale e psicologico di chi parla, scrive etc. A tale proposito è sciocco demonizzare le fiabe in quanto descriverebbero solo l'amore tra uomo e donna e descriverebbero una condizione "normale" (dove viene da aggiungere "de che?" alla romana), quando sappiamo che vari autori di fiabe, tra cui almeno uno dei fratelli Grimm, erano quasi certamente omosex.
Meglio studiare, ragionare, analizzare, invece di straparlare in politically correct senza conoscerne le reali implicazioni.
Eugen Galasso
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