Martelli critica Renzi in nome dell'essenza delle democrazie liberali

Claudio Martelli, già vice-leader del PSI,ex- ministro della Giustizia e pensatore dell'allora Partito Socialista ("Nietzsche filosofeggiava con il martello, il PSI con Martelli", una battuta d'epoca), parla ("QN"del 23 ottobre) dell'essenza delle democrazie liberali, in cui ci sono "robusti contrappesi istituzionali" rispetto ai leader politici, mentre oggi Renzi tenderebbe a "cambiare la geografia politica"e i "connotati del proprio partito e annettendosi pezzi dei partiti avversari".

 

Vero, diremmo, con l'unica minima rettifica che Renzi ha sì cambiato i connotati del PD, ma al tempo stesso essi erano già "bastardi" ab imo, dato che il PD nasce male, da un compromesso tra ex-PCI, ex-PDS, DS, Ulivisti e ex-DC, poi Margherita (dove non si capiva se fosse quella del "m'ama, non m'ama" oppure la pizza omonima...), da una tardiva "sindrome ulivista", indotta dalla sconfitta di Al Gore (forse truccata, ma non poi del tutto...), dall'uscita di scena di Tony Blair, dal non essere comunque mai un "Democratic Party", stile USA, nonostante la pubblicità della nascita del partito seguisse vergognosamente quella linea, con il richiamo in inglese per le allora (2007) feste di partito.  

 

Sarà per innato "estremismo" da parte mia ("Sia dunque il vostro parlare sì  sì, no no. Il resto procede dal Maligno", Matteo 5, 37, una regola cui l'allora DC, sia detto con forza, non si è attenuta praticamente mai) .  

 

Certo, Renzi è un "maneggione", un esempio di non alto machiavellismo politico, il premier che sa parlare alle massaie (sia detto con il massimo rispetto, s'intende) ma non a varie componenti del proprio partito, che però finiscono con il piegarsi, sussurrando (forse) il mitico "Obbedisco"...    

 

Eugen Galasso 

Last modified onSabato, 12 Marzo 2016 23:06