Fare chiarezza. Anche nella vita interna del sindacato

Da persona poco patriottica, anti-nazionalista per essentiam, mi permetto sempre di giocare sul montiano "Bella Italia, amate sponde", virandolo in "Golpitalia": golpe per me era stato quello di Giorgio Napolitano, autunno 2011, quando liquidò tout court un governo (certo non il migliore di quelli possibili), nominando ex abrupto Mario Monti, economista della "Bocconi" nonché commissario europeo dapprima senatore a vita, poi Presidente del Consiglio - sul governo Monti non mi esprimo, per non creare problemi al responsabile del sito, ma basterà dire che la prassi costituzionale avrebbe voluto lo scioglimento delle Camere e l'indizione di nuove elezioni.

Idem, in campo sindacale, quanto sta avvenendo in CISL da almeno tre anni, dopo che il sindacalista (era stato elettricista presso la base Nato di Vicenza, in CISL dal 1968), Scandola, purtroppo scomparso il 16 marzo 2016, aveva denunciato, dapprima in una lettera alla Segretaria confederale CISL Annamaria Furlan dell'aprile 2015, poi, dopo la sua espulsione "golpista" dal sindacato, pubblicamente, rivelando l'assoluta sproporzione tra quanto paga mensilmente alla CISL un qualsiasi iscritto/a (quota di iscrizione) e quanto impropriamente incassano gli alti dirigenti, ad iniziare dalla signora Furlan stessa.

Ora Giovanni Graziani, responsabile del sito "9 marzo", in un efficacissimo volumetto che scandisce le tappe dell'affaire Scandola ("Prender parola. Il metodo Scandola", Bologna, Bonomo) ci spiega come sono andate le cose: dalla lettera, peraltro scritta in modo sofferto, non certo con compiacenza, a tutti i tentativi di "occultare la cosa", peraltro non rinunciando - anzi - a colpevolizzare l'ex-sindacalista, alla comunicazione "velata" - blindata, ad extra, alla morte di Fausto Scandola, alla rielezione di Annamaria Furlan nello scorso giugno 2017.

Una quaestio horribilis, su cui un chiarimento con relative dimissioni sarebbe stato necessario, mentre invece... nulla. Certo: i giochi sporchi rimontano almeno al precedente Segretario Confederale, Raffaele Bonanni, anche in altri sindacati (leggi UIL ma probabilmente non solo...) c'è del marcio, ma ciò non giustifica la latitanza su un tema etico fondamentale.

Se non solo da destra si sente spesso il lamento - più che altro di origine "qualunquista" - : "I sindacati hanno rovinato il Paese", il miglior modo per confermare il ritornello è certamento quello di non fare chiarezza...

Eugen Galasso

Last modified onMercoledì, 25 Ottobre 2017 14:37