Uomini soli con tanto potere: questione pericolosa

Claudio Martelli, più volte ministro, ma soprattutto vicesegretario del Partito Socialista Italiano (PSI) negli anni della segreteria Craxi (con cui non era sempre "in pieno accordo"), oltre che protagonista della vita politica per anni, è anche un fine notista politico e un intellettuale: di recente nel "Quotidiano nazionale" del 31 marzo il suo "fondo" è dedicato al "Monopolio del potere", parlando di Renzi e della sua "egemonia" (il testo si intitola "Il monopolio del potere"), dove l'"asso pigliatutto" di Rignano sull'Arno è definito un "ciclone". 

Ma Martelli non si limita al tema del "leader" e del "leaderismo", comunque importante: come già rilevato un secolo circa fa, da studiosi come Michels, Mosca, Pareto, il "leader" e il suo "fascino" contano, per fortuna e talora purtroppo. Chi non ricorda il "decisionismo" di Craxi che infiammava il dibattito, con il PCI , la DC "di sinistra" e altri spiazzati e comunque sempre polemici, tanto da... voler distruggere dapprima politicamente, poi per via giudiziario-mediatica, il leader più "deciso" che "decisionista", riuscendoci poi, putroppo...? 

Ma oltre al tema del leader, dove Renzi appare un "gigante" ma tra "nani", Martelli rileva anche che "più di duecento deputati e senatori, di destra e sinistra, lasciano i loro partiti", ma che questa "non è una magia di Renzi". Parla invece del superamento della secca "alternativa tra centrodestra e centrosinistra" (forse mai del tutto realizzata, peraltro; il sogno bipartitico è rimasto nella mente, ritiene chi scrive, nelle menti di chi credeva d'essere in Inghilterra, USA, Australia o al massimo Francia; il che non vuol dire tout court auspicare il ritorno al "proporzionale", si badi) che cederebbe "il passo a un partito centrale, egemone, un partito unico del potere politico, pubblico, istituzionale e di governo;unico perché nettamente più forte di ciascuno dei suoi rivali divisi e inconciliabili". 

Martelli lamenta la debolezza della minoranza PD e di Berlusconi nel contrapporre a Renzi "una riforma democratica di stampo europeo", certo anche, aggiunge chi scrive, inceppata dalle troppe resistenze di mini-partiti à la NCD o come ora si chiama, con l'allargamento a Casini & Co... Ancora: Martelli lamenta che "Un leader unico, un partito unico, un capo dello Stato scelto dal Capo del governo come l'amministratore unico della RAI, come i nuovi vertici delle aziende pubbliche, come un preside toto potente in ogni scuola (riferimenti a provvedimenti già attuati o da attuare, nelle intenzioni de l"vate di Rignano", e.g.), contengono il rischio reale di un monopolio del potere e i monopoli del potere possono piacere alla gente e ai parlamentari nominati (non eletti, sottolinea neppure implicitamente Martelli, e.g.), ma sono il contrario della democrazia". 

Vero, certo, dove vengono fuori, però, tutte le contraddizioni del "leader carismatico", gradito alla gente (Letta era il simbolo dell'inefficacia, Monti quello del potere oppressivo di banche e oligopoli, Berlusconi di varie contraddizioni ma anche la vittima di manovre oscure - neppure troppo, in realtà - fin dalla sua "discesa in campo") ma monocratico-esclusivista... Ora, a livello comunale e provinciale (in tutta Italia, intendo) ciò può manifestarsi altrettanto, con "renzini" in ogni luogo. 

Limitandosi a Bolzano, il rischio concreto di una rielezione di Gigi Spagnolli addirittura al primo turno (scontato ormai l'appoggio della SVP, e la scarsa unione del fronte alternativo che però pare poter sperare di raggiungere un primo obiettivo: quello di costringere Spagnolli al ballottaggio nonostante l'appoggio SVP) purtroppo si profila: il sindaco uscente è il "clerosindaco" che stava con "Don Dino" (nel suo blog, a suo tempo), ossia con il gestore-dirigente d'allora del "Rainerum", che ha chiesto una sorta di "giuramento anti-gay" agli studenti, ma ora occhieggia ai gay (per bieche finalità elettorali, viene da pensare), e che guarda ancora una volta alla propria rielezione con durezza, con il suo piglio "duro", da montanaro avvezzo a decisioni rapide "passando sopra i cadaveri" ("über Leichen gehen", espressione idiomatica tedesca molto efficace). Ma tutta questa durezza poi si squaglia.

Al rischio di uno "Spagnolli" forever corrispondono il conformismo della SVP, le eterne controversie del centrodestra, le contraddizioni di una "sinistra estrema" che forse non è più neppure "sinistra", ma anche la pochezza di un elettorato che ricorda quel "volgo disperso che nome non ha" (Alessandro Manzoni, alias "Don Lisander"), troppo allevato in sacrestia più ancora che in parrocchia (riprendo una felicissima espressione di Francesco Cossiga a proposito del noto bigottismo di Oscar Luigi Scalfaro)... 

 Eugen Galasso
 

Last modified onSabato, 12 Marzo 2016 22:40