Avviato il confronto nel centro-destra bolzanino
La serata organizzata dall'associazione "Il Nibbio" sulle prospettive del "Centro-Destra che vorrei" ha visto notevole interesse, interventi di qualità da parte dei relatori (sollecitati, più che "intervistati" dal dott. Pugliesi, giornalista) e da parte di vere relazioni "impreviste" provenientii dalla parte del pubblico (Janes, Borin, tra i più attivi e facondi). Mancavano per ragioni personali alcuni dei protagonisti di questa area politica, ma il dibattito è stato ugualmente positivo.
Nessuno, da Lillo a Urzì, a Christian Bianchi, sindaco di Laives ad altri, compresa la pochezza di chi scrive questa nota che, lavorando fuori Bolzano "buca" ahimè!, qualche informazione e qualche notizia, ha sottaciuto le difficoltà, anzi vigorosamente evidenziate. Ma rimangono, in particolare per Urzì, che si dice "ottimista", vari spazi per far sentire la presenza italiana anche nell'ambito provinciale, pur se la situazione attuale (si pensi a toponomastica, scuola, ospedali e in specie primariati, ma sono solo alcuni esempi, pur se molto rilevanti...) non sembra essere delle più rosee.
Presa d'atto degli errori e delle défaillances del passato soprattutto recente, ma non "scetticismo integrale" o pessimismo incondizionato (salvo pochi interventi) da parte di chi ha partecipato attivamente a un convegno comunque interessante, che dimostra, a differenza di quanto si sostiene a sinistra, che il centro-destra (o "destra", ma anche qui una ridefinizione terminologica non appare peregrina...), anche localmente, è molto vivo ed ha la capacità, magari spesso interrotta, di ripensarsi e di imparare dalle esperienze negative.
Nel mio intervento a nome del Nuovo PSI ho potuto "portare", ossia esporre, per motivi di tempo e di irruenza oratoria di altri, solamente due argomenti: A) la sicurezza, peggiorata notevolmente a Bolzano (penso all'accattonaggio molesto, che è nell'esperienza comune di tutti i cittadini, superiore a città anche notevolmente più dense di popolazione, inclusi i migranti ma ci sarebbe da dire molto del vagare a vuoto di profughi - segno del'incapacità di incanalare opportunamente queste persone in attività utili alla società che li sta aiutando - o ancora del senso di insicurezza di molti in molti punti dela città, a conferma del degrado in cui è precipitata la città di Bolzano, cosa negata solo da chi non vuole vederlo); B) lo stacco ideale rispetto a "Casa Pound", peraltro presente notevolmente al convegno, stacco ideale che non implica l'esclusione di momenti di convergenza possibile su singoli temi. Ma su Casa Pound il discorso è decisamente più ampio e complesso, e lo svilupperemo in un intervento apposito.
Come socialisti siamo davvero poco interessati a dibattere sulle persone e sulle cose che tizio o caio affermano. Ci interesa davvero molto di più discutere dei problemi veri della nostra società e delle soluzioni che possono essere adottate per risolvere i punti di crisi. In questo noi crediamo che dovrebe concentrarsi il Centro-Destra se vuol tornare ad essere interessante per l'elettorato. Insomma: meno chiacchiere e più fatti! Per questo avrei voluto, se il tempo l'avesse consentito, insistere su altri tre punti: A) E' vero che molti governi nazionali sulla questione "Alto Adige/Suedtirol" sono stati latitanti o pavidi (anche perché spesso i voti della SVP sono stati determinanti) ma questo non si può dire del governo del socialista Craxi, che pure ha rispettato sempre lo Statuto d'autonomia, che è stato fermo nella condanna degli estremismi nazionalistici ed etnicistici, come dimostrano varie sue prese di posizione (e la sua famosa frase che tutti ricordano: "la SVP è una colomba con gli artigli!"); B) la necessità di tornare a mettere al centro del ragionamento politico le questioni sociali e l'equità del welfare, spesso dimenticate a favore di un intervento di stampo moralistico solo a favore dei "migranti"; C) come ex-insegnante di tedesco-L2 nelle scuole superiori di lingua italiana a Merano e Bolzano in anni vari(anni ottanta) e anni 1999-2002 (dal 1985 ero docente di ruolo di scienze umane nei Licei di lingua tedesca) posso dire che l'apprendimento della L2 viene ad essere vissuto come un "obbligo necessario", quasi una coazione, mentre dovrebbe essere sentito da ogni persona come un arricchimento. Una forzatura indubbia di cui è "colpevole" una didattica imposta dalla Provincia, che ha scelto percorsi che l'hanno allontanata da una concezione didattica di tipo "sentita e partecipata". Un'altra osservazione a margine: ritengo che la tematica dei mistilingui (io lo sono) andrebbe approfondita, mentre semba trovare relativamente poco spazio, anche in convegni come questo. Ma qui si aprirebbe un discorso molto lungo...
Eugen Galasso