Esami cardiologici e malattie delle valvole cardiache: al Cedocs ne parlerà il dottor Pitscheider
- Written by Massimiliano Anzil
- Published in Medicina, cure
Cedocs, con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano, ha in programma due conferenze presso la sua sede di Corso Italia 13M, giovedi 5 e giovedi 12 dicembre alle ore 15.45, presentate dal dottor Walter Pitscheider, già primario di Cardiologia all’Ospedale San Maurizio ed ex coordinatore sanitario del Comprensorio di Bolzano. Il primo appuntamento dedicato ad approfondire il tema degli esami cardiaci ed alla necessità che siano davvero mirati a chiarire il quadro clinico, il secondo per approfondire il tema delle malattie che colpiscono le valvole cardiche.
Al giorno d’oggi, nonostante le diffuse conoscenze e sicuramente il costante miglioramento dei cibi e dell'ambiente, sono le nostre abitudini e stili di vita a minare la nostra salute, esponendoci ad innumerevoli patologie, tra le quali quelle cardiovascolari. Su tutte l’infarto, che può trasformarsi in una tragedia. A riguardo abbiamo sentito il dottor Walter Pitscheider.
Dottor Pitscheider, la prima conferenza che terrà al Cedocs porta il titolo un po’ provocatorio “A cosa servono gli esami cardiologici”: sa dirci a che età sarebbe meglio cominciare a controllare il nostro cuore e se esistono tipi diversi di controlli?
Il titolo è naturalmente un po' provocatorio: si riferisce alla necessità di conoscere a fondo l'indicazione clinica e alla capacità di ciascun esame che si chiede di eseguire di dare una risposta ad una domanda. Sottolineo che il quesito clinico (la domanda), cioè cosa si vuole chiarire con l’esame richiesto, ci deve essere, e che il quesito può essere formulato solo da un medico che valuta il caso e richiede gli eventuali approfondimenti necessari per arrivare alla diagnosi precisa.
Nel corso della conferenza che terremo al Cedocs prenderemo in considerazione uno per uno tutti gli esami specialistici cardiologici e chiariremo a cosa servono, quali dubbi riescono a risolvere …… ed anche in quali casi non servono, perché o non ci sono domande a cui dare una risposta, o l’esame stesso non è a priori in grado di rispondere alla domanda posta.
Parleremo anche di quanto costano i singoli esami (visto che alla fine li paghiamo tutti noi contribuenti con le nostre tasse), di quanti ne vengono eseguiti ed anche del fatto che gli esami inutili, che non sono pochi, oltre a pesare sul bilancio pubblico, provocano allungamenti evitabili delle liste di attesa.
La “provocazione” è legata al fatto che una parte degli esami richiesti ed eseguiti è inutile perché, indipendentemente da chi ne ha fatto la richiesta, l’esame in oggetto non è a priori in grado di rispondere al quesito, ammesso che ci sia un quesito.
Il procedere corretto è che sia sempre un medico, dopo avere accuratamente ascoltato e visitato il paziente, a richiedere un esame di approfondimento quando la valutazione clinica gli lascia dei dubbi che devono essere risolti (nel caso del cuore lasciare aperti dei dubbi può essere piuttosto pericoloso). Accade invece talvolta che siano i pazienti stessi a richiedere con insistenza un certo tipo di esame specialistico, spesso senza cognizione di causa, senza sapere cioè a cosa serve l’esame in oggetto ed a quali dubbi clinici è capace di dare risposta.
Per quanto riguarda “l’età alla quale sarebbe meglio cominciare a controllare il nostro cuore” ribalterei la domanda sulla prevenzione. Non è mai troppo presto (nemmeno in età scolare) per fare prevenzione, cioè per eliminare tutti i fattori di rischio cardiovascolari (di cui parleremo più avanti in questa nostra chiacchierata) che provocano le malattie cardiovascolari. Direi che la regola che deve passare in tutte le persone è quella che ciascuno si preoccupi di eliminare tutti i suoi fattori di rischio modificabili ed affidi il problema dei controlli e degli eventuali esami ai sanitari. Sta alla competenza clinica del medico di famiglia valutare la sensatezza di effettuare esami di approfondimento per rilevare l'esistenza di problemi.
Quindi è il singolo che per primo si deve far carico di preservare la propria salute, anche quella cardiaca. Esistono delle tecniche che possiamo imparare per controllare autonomamente il nostro cuore?
Una persona sana, non affetta da malattie cardiache, ha un polso regolare con frequenza a riposo fra i 60 e i 80 battiti al minuto (le persone molto allenate possono avere frequenze di polso anche inferiori a 50), ha una pressione arteriosa normale con valori attorno ai 120/80 e non avverte alcun disturbo durante gli sforzi fisici abituali. La comparsa di polso irregolare, frequenze del polso a riposo fuori dai valori abituali, valori di pressione elevata, fatica a respirare insolita durante gli sforzi specie se accompagnata da dolore oppressivo al petto, fatica a respirare in posizione sdraiata che obbliga ad assumere una posizione seduta, insolita necessità di alzarsi più volte di notte per urinare, comparsa di gonfiore nella zona delle caviglie, episodi di vertigine e/o perdita di coscienza improvvisa sono dei segnali e sintomi che ci debbono indurre a rivolgerci al medico di fiducia. Sarà il medico a chiedere eventuali approfondimenti ed esami specialistici se, dopo aver effettuato la visita, rimangono dubbi diagnostici.
Quali sono i soggetti più colpiti da eventi cardiovascolari e quali sono i maggiori fattori di rischio ?
Nella società occidentale le malattie cardiovascolari sono tuttora al primo posto. Si tratta nella maggior parte dei casi di malattie degenerative, in parte legate allo stile di vita. Alcune cause, meglio dette fattori di rischio, delle malattie cardiovascolari non sono modificabili per cui non possiamo fare nulla per correggerle. Questi fattori di rischio non modificabili sono sostanzialmente due: l’età e la familiarità per le malattie cardiovascolari, contro i quali siamo ovviamente indifesi.
Inoltre il genere (maschile o femminile) gioca un ruolo: negli uomini si rileva la tendenza ad avere infarti circa 10 anni prima che nelle donne, ma il numero complessivo di eventi è poi sostanzialmente uguale nei due sessi. Ci sono poi i fattori di rischio modificabili: questi ultimi riguardano i comportamenti scorretti che tendono a rovinarci le arterie ed in particolare le arterie coronarie del cuore. Tra questi i più importanti sono il fumo, la pressione arteriosa elevata, l’eccesso di grassi nel sangue, l'obesità addominale, la scarsa attività fisica. L'eventuale presenza del diabete accentua e peggiora la pericolosità di tutti i fattori di rischio sopra elencati.
Considerato che le malattie cardiovascolari, e l’arterosclerosi in particolare, sono in larga maggioranza degenerative, e visto che dipendono dai nostri comportamenti e sono curabili ma non guaribili, è fondamentale prevenirle.
Cioè dobbiamo correggere tutti i fattori di rischio modificabili che abbiamo sopra elencati. Da sottolineare che la prevenzione si fa con i comportamenti e che la prevenzione la deve fare ciascuno di noi senza pretendere di demandare il problema ad altri. E' a questo punto che penso divenga chiaro come le visite e gli esami non sono prevenzione.
Passiamo al nostro secondo argomento. Cosa sono le valvole cardiache e perché sono così importanti? Possono ammalarsi?
Il nostro cuore è una pompa il cui compito è quello di spingere avanti il sangue nel sistema circolatorio per irrorare tutti gli organi del nostro corpo, ivi compreso il cuore stesso, che consuma molto e lavora senza sosta per tutti gli altri organi, oltre che per sé stesso.
Come in tutte le pompe idrauliche, nel cuore ci sono le valvole che, quando funzionano bene, fanno fluire il sangue in una sola direzione. In un cuore normale le valvole si aprono e si chiudono in modo appaiato e perfettamente organizzato: quando sono aperte le valvole consentono al sangue di passare senza nessuna resistenza; quando si chiudono impediscono al sangue di tornare indietro e lo obbligano ad avanzare passando attraverso la valvola successiva che, ovviamente, si apre.
Le valvole possono essere colpite da alterazioni di funzionamento e malattie, talvolta con conseguenze molto importanti. In linea generale la valvola può diventare troppo stretta (stenosi) o può non essere più in grado di chiudere bene (insufficienza) oppure ambedue le cose insieme (stenoinsufficienza).
Ci sono rare malattie congenite delle valvole (sono i casi in cui il neonato viene al mondo con malformazioni delle valvole). Ci sono poi malattie valvolari che nella nostra società stanno scomparendo (mi riferisco alla malattia reumatica, complicanza tardiva di una infezione da streptococco non curata, che era abbastanza frequente nella prima metà del secolo scorso e che ora, grazie agli antibiotici, è sostanzialmente sparita). Ci sono malattie valvolari da debolezza strutturale della valvola (es. prolasso mitralico) e ci sono, sempre più frequenti, le malattie degenerative della valvola aortica che sono sostanzialmente legate all’età: il forte prolungamento della aspettativa di vita lascia il tempo ai grandi anziani per sviluppare una stenosi calcifica della valvola aortica che, se diventa molto grave, va corretta.
Fino a che è possibile, le malattie valvolari si curano con le medicine, che in sostanza aiutano il cuore a lavorare con le sue stesse valvole che funzionano male. Quando i cardiologi si rendono conto che è arrivato il momento di correggere l'alterazione valvolare si decide, assieme al paziente, di intervenire o con una manovra percutanea (quindi raggiungendo il cuore con i cateteri attraverso le vene e le arterie, senza operazione chirurgica), o con una manovra chirurgica che oggi, grazie ai progressi della tecnologia, sta diventando per fortuna sempre meno invasiva.
Dunque, appuntamento al Cedocs, il 5 ed il 12 dicembre 2019, entrambi i giorni alle ore 15.45, per approfondire questi argomenti con il dottor Walter Pitscheider.
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