Un libro sui "miglioristi" del vecchio PCI

Un testo interessante, se non altro perché è di un protagonista, questo di Umberto Ranieri, politico di quella che fino agli anni '80 era individuata come "destra PCI" (ala migliorista), amico di Napolitano e di altri miglioristi, in "Napolitano, Berlinguer e la luna" (Venezia, Marsilio, 2014).

Ranieri riconosce che il PCI era partito chiuso, come lo erano e ancora sono gli"ex"come D'Alema: "In realtà gli unici socialisti che andavano bene per i comunisti erano quelli pronti a subire il loro primato" (op.cit., p.13), ossia solo i frontisti, anteriori all'esperienza di Nenni, quasi. Rivaluta, ma contraddittoriamente, Bettino Craxi e il suo autonomismo, rivela che "Gorby non va per la maggiore tra i filosovietici del partito" (p.78), parla di "manovre odiose per isolare i riformisti e Napolitano" (p.80).

Nel suo testo Ranieri si rivela abbastanza "renziano", pur dicendosi da lui distante per età (Ranieri ha l'età di Hillary CLinton, è del 1947), formazione (Ranieri è un intellettuale) ed esperienze politiche.

Ciò che non va nel libro di Ranieri, brevemente: A) Non critica la sua parte, ossia i "miglioristi" (ora ex-) il cui il "filosocialismo" era ambiguo, mai proclamato, sottace il filosovietismo iniziale di Giorgio Napoltiano, vero "deus ex machina" della corrente, quando approvò senza remore l'intervento dell'URSS krusceviana in Ungheria; B) Di Napolitano fa quasi un panegirico, non accennando al suo ruolo di presidente non super partes, quando nell'autunno del 2011 cedette senza colpo ferire ai "dettami" europei, liquidando il governo Berlusconi e imponendo quello tecnico di Monti, senza passare per le urne...; C) Le domande sospese, se sono retoriche, non sono esplicitate come tali e vuol dire poco affermare di Renz i"é ambizioso ma lo preferisco ai sepolcri imbiancanti" (p.170).

Sarei d'accordo, ma bisogna dire perché.

Eugen Galasso

Last modified onLunedì, 13 Giugno 2016 20:15