I dati OCSE-PISA per l'Alto Adige: forse le criticità stanno intorno agli studenti

I dati OCSE PISA 2012 turbano non tanto gli studenti oggetto dell’indagine, ma i genitori, gli insegnanti, la scuola. Analizzando le statistiche sui ragazzi altoatesini nei confronti dei coetanei sudtirolesi, o ladini, o italiani in generale, troveremmo azzardato affermare che siano gli studenti a non essere pronti o competenti per loro esclusiva responsabilità, ci sembrerebbe, piuttosto, che le criticità stiano anche intorno a loro: nella famiglia e nella scuola.

Di seguito un breve estratto dalle comunicazioni ufficiali della Provincia di Bolzano:”Per quanto riguarda i risultati sulla conoscenza della matematica l'Alto Adige nel suo complesso (506 punti) si colloca al di sopra della media OECD (494 punti), così come per le scienze naturali (519 a fronte della media 501) e nella lettura: appena al di sopra della media (497 a fronte di 496 punti).

Nella classifica relativa alle regioni italiane per quanto riguarda la matematica le scuole di lingua tedesca sono al di sopra della media OECD (513 a fronte di 494) così come quelle ladine (addirittura 523) mentre le scuole di lingua italiana raggiungono solo i 483 punti (media provinciale 506). Analoga la situazione per quanto riguarda le scienze naturali dove a fronte di una media OECD di 501 punti le scuole di lingua tedesca raggiungono 530 punti, quelle ladine 513 e quelle di lingua italiana 483 (media provinciale 519). Nel campo della lettura la media è di 496 punti, le scuole di lingua tedesca raggiungono i 503 punti, quelle ladine 513 e quelle di lingua italiana 474 (media provinciale 497)”.

Ne abbiamo parlato con Sergio Zoccante, membro del direttivo del Centro Ricerche Didattiche “Ugo Morin”, centro che ormai da quaranta anni si occupa di aggiornamento professionale dei docenti (il Centro pubblica anche la rivista  “Insegnamento della Matematica e delle Scienze Integrate”).(read more_clicca sul titolo)

Professor Zoccante, se la competenza media in matematica, su grandi numeri statistici, risulta essere non soddisfacente, possiamo davvero pensare che la gran parte degli studenti quindicenni rifiuti la materia e che sia da attribuire a loro in toto la responsabilità di quanto accade?

Queste domande non hanno una risposta facile, e ritengo che la situazione meriterebbe un’analisi piuttosto approfondita ed articolata. Al momento, i dati a disposizione (presentazione Invalsi) non consentono una diagnosi sicura; permettono però di fare alcune considerazioni.  Precisiamo intanto che non si tratta di un rifiuto generalizzato specifico nei confronti della matematica: la situazione in realtà è ancora più preoccupante, perché risultati simili o peggiori riguardano le competenze in scienze e in lettura. La cosa è piuttosto strana, perché è opinione diffusa che siano contesti difficili dal punto di vista socioeconomico a condizionare primariamente i risultati delle prove. Non mi sembra che sia così in Alto Adige, ma non conosco abbastanza bene la situazione per potermi pronunciare. Certo, il peso che all’istruzione danno le famiglie è fondamentale per la buona riuscita in ambito scolastico, così come è fondamentale il conseguente supporto all’impegno e allo studio degli alunni. E può essere che i diversi gruppi linguistici valutino diversamente l’importanza dell’istruzione, così come l’utilità dell’istruzione per gli sbocchi lavorativi successivi.

Un secondo punto su cui riflettere riguarda la differente distribuzione dei risultati in funzione del tipo di scuola.  Se gli istituti italiani di tipo liceale hanno risultati complessivamente confrontabili con  i corrispondenti di altra lingua, il segno negativo è tutto concentrato sugli istituti tecnici e professionali e sui CFP, per i quali le differenze con le scuole di altra lingua corrispondenti  viaggiano tra i 60 e i 90 punti!

Qui si tratta di capire se parte del problema dipenda o no dal fatto che  il 50% gli studenti  di lingua italiana scelgono i licei, per cui  la popolazione degli altri tipi di scuole risulta troppo appiattita sui livelli di minor profitto: gli altri gruppi linguistici scelgono i liceo nel 16,3% dei casi (i ladini) e nel 29,5% (i tedeschi).

A mio parere, in futuro bisognerà lavorare molto su queste scuole, probabilmente anche dal lato della formazione degli insegnanti.

Ancora, che ruolo gioca il tempo di adattamento della scuola alle recenti innovazioni nel cicli scolastici nonché al cambio di rotta della didattica, più focalizzata sulle competenze?  

L’indagine non sembra rilevare effetti significativi al riguardo. Per quanto concerne l’avvio della riforma delle superiori, probabilmente bisognerebbe indagare su una fascia d’età successiva, non sui quindicenni. La rilevazione OCSE sui quindicenni  dice di più relativamente all’apprendimento dovuto ai cicli precedenti, scuola primaria e secondaria di primo grado, che non hanno avuto innovazioni di rilievo negli ultimi anni.

Per quanto riguarda la didattica centrata sulle competenze, staremo a vedere.  In ogni caso c’è da dire che per la matematica, non ha molto senso separare conoscenze e competenze: la competenza matematica consiste nel saper utilizzare concetti matematici nella soluzione di problemi, e d’altra parte una conoscenza che non si sappia applicare non è vera conoscenza. Forse comunque più che di una generica didattica per competenze, in matematica c’è bisogno di una didattica che, senza perdere di vista la sistemazione dei contenuti, sia però centrata sui problemi e su attività di tipo laboratoriale, in modo da dare agli studenti, in particolare quelli più fragili e demotivati, un’immagine della matematica come di una disciplina che ci aiuta a capire il mondo.

Franco Boscolo

Last modified onDomenica, 05 Giugno 2016 13:26