Poeti a scuola: ma si arriva ancora "fino al Pascoli"?

Giorgio Caproni (1909-1992), poeta nato a Livorno ma vissuto quasi sempre a Genova, è uno degli esponenti più interessanti della poesia moderna: anti-retorico, capace di amara autoironia, lontano anni luce dalla poesia "delle patrie lettere" dileggiata non a caso e non a torto da qualcuno...

Che Caproni sia oggetto di un tema della maturità è un segnale positivo, ma ciò sembra essere in controtendenza con quanto avviene, in quanto tutti/e anche sui "social" si accaniscono contro quella scelta...  

Non si sa perché, salvo: A) il fatto che (ed è incredibile, nel 2017!) molti/e insegnanti, quasi fossero ancora  "crociani", ossia memori di un'estetica e di una poetica ormai superate (strutturalismo, semiologia, semiotica, sociologia della letteratura ma anche "liberi orientamenti" critici-mi sovviene la memoria del grande Luigi Baldacci, scomparso troppo presto nel 2002, dovrebbero pure aver detto qualcosa d'altro e di nuovo...), arrivano ancora, nello svolgimento del programma "fino al Pascoli", o al massimo accennano agli "ermetici" (Ungaretti, Montale, Quasimodo, Bigongiari) e d'altro non parlano...; B) I "social" e il loro toto-temi/toto-nomi forse inevitabile ma sciocco quanto fuorviante, indirizzano male chi studia...

Con Caproni la riflessioni su di sé e sul mondo (per dirla in formula) va molto più avanti che con molti pensatori, storici, poeti....  ma si stenta a volerne prendere atto.    

Eugen Galasso   

Last modified onMercoledì, 25 Ottobre 2017 14:28